Non farsi trovare impreparati di fronte a calamità naturali, licenziamenti ed emergenze: una community spiega come fare
L’immaginario popolare, complici film libri e serie tv, ci ha ormai abituato a scenari da fine del mondo. Quel che forse non molti sanno è che in Italia parecchi ritengono nient’affatto improbabile trovarsi in simili circostanze e anzi si preparano all’eventualità di catastrofi naturali, o più in generale di collasso del sistema in cui viviamo.
Sono i “prepper”, che in italiano si potrebbe tradurre “preparatisti”. Il milanese Marco Crotta è il creatore della comunità prepper.it, che conta oltre 1300 iscritti di “pronti al peggio” da tutta Italia.
«Siamo persone con uno stile di vita che punta a garantire la propria qualità della vita in situazioni di emergenza». Una filosofia che agli occhi di un profano può essere confusa con quella dei survivalisti, nonostante in realtà non c’entrino quasi niente l’una con l’altra. «Sarebbe come confondere il calcio e la pallamano solo perché ci sono due squadre e una palla in campo. I punti di partenza sono molto diversi: il tipico contesto “survival” prevede di restare isolati in ambienti naturali dove sei tu l’elemento fuori posto. Il survivalist cerca di sopravvivere per tornarsene a casa. Il prepper fa praticamente l’opposto: io sono già a casa e quella che era la mia normalità è stata sconvolta. È il mio ambiente che è diventato ostile e io devo essere in grado di affrontare questo cambiamento. Anche l’obbiettivo è differente: il prepper non vuole trovarsi in una situazione da survivalista e finché non è assolutamente necessario, cerca soluzioni alternative».
Per questo, i prepper devono essere pronti ad affrontare ogni tipo di emergenza. «Le possibilità sono centinaia. Si va dai rischi ambientali ai quelli economici e geopolitici. Può capitare un’alluvione, o una tromba d’aria come quella che ha colpito il Veneto in estate». Oppure la chiusura di una grande fabbrica: «nel 2010-11, quando la crisi economica aveva iniziato ad acuirsi abbiamo riscontrato un’impennata di iscrizioni. Il prepping non risolve certo la disoccupazione, ma aiuta a guadagnare del tempo nell’eventualità di rimanere senza lavoro». Per prepararsi al peggio, il primo passo è proprio «capire in cosa consiste il “peggio”, lasciando perdere le ipotesi più sensazionalistiche ma improbabili, tipo lo schianto di un meteorite o l’apocalisse zombi, che nel nostro forum sono classificate come fantasy e borderline. Tendiamo sempre a farci impressionare dagli scenari più catastrofici: è più facile aver paura di volare in aereo piuttosto che viaggiare in auto, nonostante le statistiche dimostrino che è molto più pericoloso. I rischi più grandi sono legati al dissesto idrogeologico. Non è nemmeno più una questione di se capiterà un nuovo disastro, ma quando».
Volendo dare un consiglio pratico, quella delle scorte di cibo è una strategia basilare e sempre molto utile, sia nel caso di un blocco dei tir, sia nel caso di un fiume che straripa lasciandoci isolati. «Sono senz’altro la migliore forma di investimento economico che ho fatto negli ultimi anni. Tutti ci chiedono di bunker, maschere antigas e armi, ma restano sempre delusi, perché sono cose che fanno parte dell’immaginario collettivo ma non si traducono nella realtà. Io ho cominciato cercando di mettere al sicuro i soldi che avevo diversificandoli». Poi ci sono le dotazioni da portare sempre con sé, che assomigliano a kit di sopravvivenza, ma concepiti per la vita di città. «Niente razzi di segnalazione o bussole, ma ad esempio batterie del cellulare di riserva e bottiglie d’acqua, fino ad arrivare allo zainetto da evacuazione, dove tenere tutte le cose da salvare in caso di emergenza, ad esempio un terremoto».
Per prepararsi alla “fine del mondo”, però, non basta accumulare beni e viveri o acquistare equipaggiamenti e gadget di ultima generazione. «Il prepping si basa su tre colonne portanti: consapevolezza, responsabilità e indipendenza. Essere consapevoli significa capire come gira il mondo, quindi meno Facebook e più rassegne stampa, meno tv e più libri.
Documentarsi senza cadere vittima dei siti complottisti. Quando si ha un’idea chiara dei rischi a cui siamo esposti , si comincia a delegare sempre meno tutto ciò da cui dipende la qualità della vita della mia famiglia. Tutto ciò porta all’indipendenza, ad arrangiarsi riappropriandosi del presente e del futuro. Per tutte le persone che vogliono rimboccarsi le maniche e hanno bisogno di consigli, sul nostro sito possono trovare tutte le indicazioni che vogliono, facendosi aiutare da persone esperte, anche professionisti come vigili del fuoco, soccorritori della Protezione Civile e volontari della Croce Rossa».
(originariamente pubblicato su Vvox)