Luca Guizzon, Vicenza

Il titolare di Campedello a Vicenza: «quella italiana più economica dell’olandese». E qualche “furbetto” ci prova…


A inizio anno ha debuttato la cannabis di Stato. Cinque mesi dopo la sua introduzione «la domanda è aumentata molto». A spiegarlo è Luca Guizzon (in foto), farmacista specializzato in fitoterapia, co- titolare della Farmacia Campedello di Vicenza, prima in Italia a commercializzare la cannabis Made in Italy. «L’uso terapeutico era già legale da tre anni, ma oggi arrivano molte più richieste».

Quella prodotta in Italia, infatti, è più economica rispetto a quella di importazione e il primo distinguo è proprio tra cannabis olandese, di importazione, e quella nostrana. La prima «viene coltivata dalla Bedrocan, che ha fatto accordi con fornitori di materie prime italiani. Noi poi ci rivolgiamo a loro per la spedizione». La Bedrocan ne produce attualmente cinque varietà, diverse per concentrazione di principio attivo. Quella di Stato, selezionata a Rovigo dal Crea – Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria – e prodotta all’Istituto Chimico farmaceutico militare di Firenze, «va a “coprire” uno di questi cinque tipi, col vantaggio che costa meno ed è più accessibile, anche perché sono molte di più le farmacie ospedaliere che si stanno attrezzando per poterla dare gratuitamente a chi ne ha diritto». In termini di prezzo, «la varietà olandese costa 24 euro al grammo, contro i 15 euro di quella italiana».

Di pari passo con la domanda, aumenta anche l’offerta: «qualsiasi farmacia può venderla. Sta al singolo farmacista scegliere di ordinarla se una persona ne fa richiesta». Il solo ostacolo è la burocrazia: «è pur sempre una sostanza stupefacente, bisogna registrare che è arrivata, la ricetta e la vendita del farmaco. Che viene venduto già tritato, pesato e chiuso in bustine di carta pergamenata». Si tratta comunque di quantità minime, «anche pochi milligrammi». Il principale metodo di assunzione è per via orale, preparando decotti con acqua calda. L’alternativa è l’inalazione, con dispositivi simili alle sigarette elettroniche. «In questo caso, l’azione è molto rapida, con picchi di assorbimento più alti. Il famoso “effetto cannabis”». Ci sono poi gli estratti, ma «costano di più e sono meno richiesti». In ogni caso «l’effetto dura 10 ore, quindi i medici consigliano di assumerla mattino e sera».

A farne richiesta sono sia giovanissimi che adulti. «Dal ragazzino con la sindrome di Tourette, alla signora anziana con la nevralgia post erpetica. Le patologie rimborsate sono le forme di dolore acuto di vario tipo – oncologico, neuropatico, reumatico – e per le spasticità. In questi casi, si va dal medico in ospedale e se ne occupa in farmacia ospedaliera in via gratuita». Per forme meno gravi e altre patologie ci si rivolge alle farmacie, a pagamento. In ogni caso, la ricetta medica è imprescindibile. Anche se non mancano quelli che “ci provano”: «ricordo un signore elegante con la pipa che si è avvicinato e mi ha detto: “riempila, tu sai con cosa”. Avrà avuto 70 anni». E non è stato l’unico: «c’è stato un uomo sulla quarantina che ha scritto “cannabis” sul retro di uno scontrino, spacciandolo per una prescrizione», e ancora: «un ragazzo mi ha chiesto “avrei bisogno di cannabis”, “hai la ricetta?”, “la go lassà casa”». Inutile dire che per tutti la risposta è stata no.

Accanto ai suoi effetti benefici, l’assunzione di cannabis terapeutica presenta tutte le controindicazioni dei “classici” spinelli. C’è però una netta differenza qualitativa: «Al pari di ogni medicinale, nel processo produttivo è tutto controllato: temperatura, umidità, ventilazione, illuminazione. Tutto è standardizzato, in modo che ogni pianta abbia le stese qualità. Non ci sono microbi o muffe, a differenza di quella di strada». Inoltre, «oltre a tutte le schifezze contenute nel fumo», con gli spinelli si bruciano i principi attivi della cannabis. «Se ne perde circa il 50%».

Sulla legalizzazione della marijuana ad uso ricreativo in Parlamento giace da due anni una proposta di legge bipartisan. Il parere da medico di Guizzon è che «serve un’attenta valutazione sull’opportunità di introdurre la libera vendita di una sostanza che può interagire con molte classi di farmaci, come beta- bloccanti e antidepressivi». Inoltre, «la produzione domestica sarebbe difficile da controllare. Diverso sarebbe se si parlasse di venderla come le sigarette, o magari solo all’interno di coffee shop come in altri Paesi». E solo ai maggiorenni, precisa: «va ricordato che la cannabis è anche neurotossica, rallenta la memoria a breve termine e può avere conseguenze sullo sviluppo del sistema nervoso dei giovani in fase di crescita». In dosi terapeutiche invece, «non c’è una grande dipendenza, né psichica, né fisica. Se c’è, è legata ai suoi effetti benefici, non perché ti fa vedere gli elfi». Infine un avviso a chi fuma cannabis: «un conto è fumare una volta ogni 3 mesi in compagnia, un altro chi fuma abitualmente per sballarsi. In quel caso si sviluppa facilmente una forma di dipendenza, senza contare che sarà portato a dire “provo anche altro”, alzando sempre più l’asticella» con un maggior rischio di avvicinarsi ad altre droghe. Che di benefico non hanno nulla.

(originariamente pubblicato su Vvox)

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