Gli eroi metafora del “diverso” strumento inconsapevole del disegnatore indonesiano Adrian Syaf. La Casa delle idee: «artwork saranno rimossi dalle ristampe»
I fumetti Marvel strumento (inconsapevole) di propaganda islamista. È quanto accaduto con X-Men: Gold #1, primo numero della – ennesima – nuova incarnazione dei personaggi creati da Stan Lee: l’artista indonesiano Adrian Syaf avrebbe inserito alcuni messaggi nascosti relativi alle proteste contro il governatore Basuki Purnama Tjahaja, primo leader non mussulmano della storia dell’Indonesia. In particolare, l’Islam Defenders Front ha protestato contro la sua elezione con una manifestazione di piazza il 2 dicembre scorso, accusando pubblicamente il governatore di blasfemia e impugnando un passaggio del Corano, il QS 5:51, interpretato come un monito per i mussulmani a non seguire leader cristiani o ebrei. Una premessa necessaria per comprendere i messaggi occulti all’interno del fumetto: nella prima delle tavole incriminate, la leader degli X-men Shadowcat – ebrea – si trova a parlare davanti ad una folla inferocita. Tra le insegne dei negozi alle loro spalle compare la scritta 212 (che richiama la manifestazione del 2 dicembre) e risaltano le prime lettere della parola jewelry (gioielleria), ovvero jew (ebreo). Inoltre, un uomo indossa una maglietta con la scritta 51, in riferimento al succitato verso 51 del sura 5 del Corano.
La sigla QS 5:51 fa capolino anche in un’altra tavola, su un’altra t-shirt, indossata dall’x-man russo Colosso. Il verso in questione recita: «O voi che credete, non sceglietevi per alleati i giudei e i nazareni, essi sono alleati gli uni degli altri. E chi li sceglie come alleati è uno di loro. In verità Allah non guida un popolo di ingiusti». A rivelare il misfatto è stato il sito specializzato Bleeding Cool e le polemiche sul web non si sono fatte attendere, facendo il giro del mondo, dall’Indonesia fino alla sede della Marvel Comics a Manhattan.
La “Casa delle Idee” ha diffuso un comunicato sull’accaduto, riportato su Comicus.it: «le porzioni di tavola in questione di X-Men Gold #1 sono state inserite senza la conoscenza del significato sotteso. Questi riferimenti impliciti non rispecchiano la visione dell’autore, degli editor e di nessun altro alla Marvel e sono l’esatto opposto di quella che è l’apertura all’inclusione della Marvel Comics e contro tutto quello che gli X-Men hanno rappresentato sin dalla loro creazione. Questi artwork verranno rimossi dalle successive ristampe, dalle versioni digitali e dai trade paperback e verranno prese delle azioni disciplinari».
Come sottolinea il comunicato, fa specie che questi “easter egg” propagandistici siano comparsi proprio su una testata degli X-men, i “diversi” per antonomasia nell’immaginario supereroistico. Da sempre, infatti, il sogno per cui si battono è la coesistenza pacifica tra umani e mutanti – diversi geneticamente dagli homo sapiens -. In oltre 50 anni di storia editoriale, la diversità dei mutanti ha assunto varie connotazioni, parallelamente con l’evolversi della società: dai comuni nerd (secchioni), agli omosessuali, dagli ebrei, ai mussulmani. Molti tra gli stessi X-men, oltre ad essere mutanti, fanno parte di minoranze: Nightcrawler è un fervente cattolico – fede minoritaria negli Usa protestanti -, in dicotomia con il suo aspetto demoniaco, Shadowcat come detto è una giovane ebrea, Colosso il primo supereroe sovietico. E gli esempi potrebbero continuare: negli anni, sulle pagine di X-men hanno debuttato il primo eroe nativo americano, il primo eroe gay, la prima eroina in niqab, e così via. Quegli stessi personaggi ideati a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 sono stati sfruttati per veicolare messaggi che poco hanno a che fare con la tolleranza e la pace. A quanto pare, il sogno degli X-men rimane tale tanto nella finzione quanto nella realtà.
(originariamente pubblicato su Vvox)