La cantante veronese sui suoi ultimi progetti e la musica al tempo di Youtube
Gigliola Cinquetti, nata a Cerro Veronese, cantante, giornalista e attrice, famosa per essere la prima vera pop star italiana.
Come ti definiresti?
Artista. C’è scritto anche sui documenti.
Come ti vedi nel futuro?
Il futuro per me ha pochi misteri. Ne trovo di più nel passato, prima che nascessi. A livello esistenziale è più difficile concepire un mondo dove non sono mai esistita.
Un tuo pregio e un tuo difetto?
Sono due lati della stessa medaglia: il difetto è che sono molto restia ad occuparmi delle cose pratiche, il pregio è che mi dedico molto ai miei interessi artistici.
In quale Paese vorresti vivere?
Il Paese dove vorrei vivere è l’Europa, regione Italia.
Qual è il tuo motto?
“Quando el Baldo el ga el capèl, o che piove o che fa bèl”.
Un libro da tenere sul comodino?
“L’impossibilità di essere paranormale”, di Luciano Teodori (suo marito, ndr).
Quale qualità apprezzi in un uomo e quale in una donna?
Assolutamente le stesse. Nella mia vita non ho fatto altro che cercare la parità tra uomini e donne. Una qualità universale è la ricchezza emotiva, la fantasia, l’immaginazione.
Un personaggio storico che disprezzi?
Antonio La Trippa (vota Antonio, vota Antonio, vota Antonio…).
Che genere di musica preferisci?
Intanto amo molto il silenzio. Mi piace la musica dal vivo, possibilmente non amplificata. Mi piace sentire suonare qualunque musica, anche da una finestra aperta. Sembrerà strano, perché sono cresciuta nell’epoca dei 45 giri, ma la musica non riprodotta mi piace di più. Non importa il genere.
Un film cult che ami rivedere?
“Il Gattopardo”. E anche “Una giornata particolare”, di Ettore Scola.
Il tuo alcolico preferito?
Vino rosso: Valpolicella Secco Bertani.
Cosa diresti a Dio, se lo incontrassi?
Gli direi “buon lavoro”.
Un luogo del Veneto che ami?
Il Lago di Garda.
Tre aggettivi per descrivere i veneti?
Rapidi, energici, immobili.
C’ è qualcosa che hai detto o fatto in passato per cui ti senti di fare autocritica?
Un errore comune a molti: il prendersi troppo sul serio.
Si dice che tutti i cantanti famosi finiscono per odiare i propri “tormentoni”. È così?
Probabilmente è vero, ma dopo un altro po’ magari tornano a piacerti. Il discorso è quanto tempo passa. Nel mio caso ne è passato talmente tanto che ho fatto in tempo a recuperare.
Cosa consiglieresti a chi vuole fare musica nell’era di Youtube e Spotify?
Sicuramente i nuovi media aiutano a far conoscere il proprio talento, ma è scomparso lo spirito critico. Oggi tutti parlano, ma pochi esprimono pareri con competenza e capacità. La stessa figura del critico è sparita e questo è davvero dannoso per i giovani talenti, che sono in balia delle mode, che vanno e
vengono. Il consiglio quindi è di giudicare da soli il proprio talento e saper riconoscere i propri limiti.
Dopo 16 anni hai inciso un nuovo album, “20.12”. Come è cambiata la tua musica da allora e qual è la costante?
L’album è un punto di svolta. È un disco fresco, moderno e insieme pop, in linea con la mia musica precedente. Canzoni assolutamente contemporanee nello stile e nell’arrangiamento. Credo nell’eleganza e nella semplicità e “20.12” unisce queste due qualità.
Recentemente hai collaborato con Marta sui tubi nel brano “Spina Lenta“, come è nato questo featuring?
È nato per caso: sono venuti a incidere nella stessa sala dove stavo registrando, ci siamo conosciuti e ci siamo piaciuti. Sono andata a cena con Giovanni, gli è venuta questa idea e io ho detto subito di sì.
Sei stata la prima vincitrice italiana dell’Eurofestival. Quest’anno a rappresentare l’Italia è stata Francesca Michielin. Vedi in lei una sorta di erede?
La canzone che ha presentato a Sanremo è andata molto bene. È originale, particolare… lei è molto brava. Però l’Eurofestival (oggi Eurovision Song Contest, ndr) è una bestia strana. Segue logiche un po’ diverse e ha un audience enorme con gusti differenti dal pubblico italiano. In tante edizioni sono stata l’unica italiana a vincere (e una volta ha vinto Toto Cutugno), ma era un’altra epoca, è inutile fare paragoni. Penso che la Michielin avrà altre opportunità, già ce le ha, e il pubblico italiano la apprezza molto.
(originariamente pubblicato su Vvox)