Casa di paglia

Un progettista veronese fra i primi a introdurre in Italia la tecnica innovativa: «ma bisogna scardinare 80 anni di cultura di cemento»


Il progettista veronese Francesco Adami è tra i primi ad aver adottato in Italia una tecnica antica e innovativa al tempo stesso, che promette di rivoluzionare l’edilizia del futuro: le case in paglia. Un’idea nata alcuni anni fa, in occasione di un evento difficile. «Quando nel 2012 mia madre si era ammalata è diventato complicato vivere al secondo piano. Visto che avevamo un pezzo di terreno a Negrar abbiamo deciso di costruirci una casetta, con l’idea di realizzarla con materiali sostenibili e a risparmio energetico. Parlando con un amico di famiglia abbiamo scoperto l’esistenza della tecnica delle case in paglia, allora pionieristica, mi sono informato e da lì è partito tutto». La casa di 55 metri quadri è stata terminata lo scorso giugno e porta il nome della mamma di Francesco, Rita. Un progetto familiare che ha raccolto interesse, al punto da creare insieme all’amico architetto Nicola Preti, il gruppo “Case da coltivare”.

«Lui stava sperimentando la canapa per realizzare i cappotti termici di un paio di edifici – racconta Adami -, così abbiamo pensato di metterci insieme, integrando le rispettive competenze. Così abbiamo creato il gruppo, noi facciamo da project manager poi ci sono una serie di professionisti e artigiani». Il gruppo, con sede a Verona, si occupa della progettazione e del coordinamento tra le imprese costruttrici. «Per costruire una casa in paglia non si può andare da chiunque, bisogna trovare chi le sa fare, perché servono competenze specifiche. Noi collaboriamo con Edilfortuna, specializzata in case in argilla, calce e canapa, e Officine Sant’Andrea, specializzata proprio nell’uso della paglia».

Le case in paglia rispetto a quelle “tradizionali” presentano diversi vantaggi, anzitutto sul piano economico. «Rispetto a un immobile con le stesse prestazioni energetiche, come le famose “CasaClima” altoatesine, le case in paglia costano circa il 20% in meno, tra i 1200-1300 euro al metro quadro contro 1700-1800». Infatti, uno dei grandi vantaggi è che la paglia è un materiale di scarto e il suo smaltimento è un costo per gli agricoltori, quindi si può trovare anche a gratis o quasi. «Anche comprandola, il prezzo medio è di 2-3 euro a balla. La canapa invece costa un po’ di più, perché deve essere trinciata e impastata con la calce. Dal punto di vista tecnico, è più adatta alle ristrutturazioni, perché mentre la paglia ha formati standard, per la canapa si può scegliere lo spessore desiderato».

Un fabbricato in paglia garantisce anche interni più salubri. «Non solo i materiali sono anallergici, ma un muro di paglia con intonaci traspiranti in calce o argilla è in grado di assorbire ed espellere l’umidità in modo naturale senza bisogno di ventilazione meccanica. Quindi non ci saranno mai problemi di muffa, di umidità o di condensa». Infine c’è l’aspetto dell’eco- sostenibilità dei materiali utilizzati. «Il processo per produrre cemento è molto impattante, mentre la produzione di questi materiali praticamente non rilascia CO2 nell’atmosfera. La paglia, semplicemente, si raccoglie e si imballa al momento della trebbiatura, mentre l’argilla è terra che viene selezionata e frantumata».

Al momento in Italia le case in paglia sono circa duecento. Una cifra risibile, destinata a crescere in maniera esponenziale nei prossimi anni. «C’è molto interesse, anche se ancora poca gente conosce la tecnologia. Bisogna scardinare ottant’anni di cultura del cemento. È difficile convincere una persona a fare una casa senza nemmeno un grammo di cemento, perché ci sono molte perplessità: “ma come fa a stare in piedi? E il vento? E i terremoti? E gli incendi?”». Già, ma la paglia non è un materiale infiammabile? In verità no: «le balle di paglia vengono pressate e quindi private dell’ossigeno che crea la combustione, inoltre vengono rivestite da uno spesso strato di intonaco, sui cinque centimetri. Quindi il fuoco, sia interno che esterno, deve bruciare parecchio per raggiungere la parete e anche quando accade, la paglia non va in fiamme, ma si consuma lentamente. Dei test europei hanno certificato che le pareti in paglia possono resistere al fuoco per novanta minuti, quando per la legge italiana le abitazioni residenziali devono resistere per sessanta».

Non solo: tutte le case in paglia hanno una struttura portante in legno, il che le rende molto più sicure in caso di terremoto rispetto alle rigide case in cemento. Per tutte queste ragioni le case in paglia stanno riscuotendo grande successo nel virtuoso Nord Europa, mentre – al solito – l’Italia è in ritardo rispetto ai “big” del Vecchio Continente. «In Inghilterra, Francia e Germania il settore si è già industrializzato, con aziende che realizzano prefabbricati in paglia. In Italia siamo ancora agli inizi e siamo in pochi, anche a fare divulgazione».

(originariamente pubblicato su Vvox)

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