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Il sindaco Massaro: voltare le spalle ai problemi non serve a niente, Regione grande assente


La questione immigrazione è all’ordine del giorno, tra emergenza profughi, polemiche politiche e scontri istituzionali con i partner dell’Unione Europea. Nel marasma generale, tuttavia, c’è un esempio virtuoso nella gestione dei migranti che arriva, forse inaspettatamente, dal profondo Veneto. Si tratta di Belluno, dove il sindaco (civico) Jacopo Massaro ha preferito prendere l’iniziativa, piuttosto che subire passivamente le decisioni del Ministero dell’Interno. «Noi non ci siamo disinteressati del problema, come sarebbe stato normale, non avendo i Comuni competenza in materia, che spetta alle prefetture. Abbiamo preteso di essere coinvolti nell’accoglienza sul nostro territorio e di affidarne la gestione alle cooperative locali».

RICETTA BELLUNESE
La ricetta bellunese prevede di agire per tempo, coordinandosi con gli altri organi coinvolti: «siamo andati in Prefettura a Venezia, che è competente per la Regione Veneto, a ogni tavolo e a ogni riunione, e siamo andati al Ministero dell’Interno per attivare il volontariato, che prima non era possibile. Ci sono voluti otto mesi per il nulla osta, ma alla fine l’abbiamo spuntata». Uno sforzo che finora ha permesso di mantenere la situazione sotto controllo, mitigando le tensioni sociali. «Abbiamo scelto di dividere i migranti in tanti appartamenti con piccoli gruppi – spiega il sindaco – anziché in pochi grandi assembramenti. Abbiamo attivato dei corsi di italiano e sulla nostra cultura (ad esempio sulla condizione della donna in Italia) per favorire la convivenza con i residenti. I migranti hanno chiesto personalmente di fare dei lavori di volontariato per sdebitarsi: attualmente lavorano, gratuitamente, per il Comune tre giorni a settimana, ridipingono le ringhiere delle scuole, puliscono i parchi, le donne lavorano all’archivio comunale e, molto importante, abbiamo stretto un accordo con le scuole per invitare alcuni di loro a raccontare la loro storia agli studenti dei vari istituti. Questo non per indottrinare i ragazzi, ma al contrario, per permettere di farsi un’opinione sul fenomeno conoscendo la realtà dei fatti».

COOPERATIVE? SI, LOCALI
Il tutto è stato realizzato a costo zero: «Il Comune non ha speso un euro. L’Italia stanzia per ogni migrante 35 euro al giorno, che vengono spesi direttamente dalla prefettura a favore delle cooperative bellunesi che si occupano di tutta la gestione, come da noi preteso. Con questi soldi sono stati attivati nuovi posti di lavoro all’interno delle cooperative, il vitto viene speso nei nostri negozi e le spese per gli alloggi finiscono ai privati che li ospitano. Quindi il Comune non ha speso niente, mentre i privati direttamente o indirettamente hanno introitato quasi un milione».
Tra le cooperative che gestiscono l’accoglienza c’è “Società Nuova”. «Il Ministero ci dà comunicazione degli arrivi, gruppi di 6- 8 persone alla volta, e noi andiamo a prenderli in stazione per portarli nelle nostre strutture – spiega il direttore Marco Ciociano Bottaretto – noi gestiamo venti migranti e abbiamo due operatori. In totale, nel comune di Belluno gli operatori coinvolti sono tra i 40 e i 50, circa 200 in tutta la provincia».

DISTRIBUZIONE
Con circa 70 rifugiati accolti su 36 mila abitanti e una densità abitativa dieci volte inferiore rispetto a Padova, forse anche la conformazione del territorio bellunese aiuta, anche se, fa notare Massaro, esistono «paesi più piccoli che hanno enormi problemi», perché hanno voltato le spalle al problema per trovarsi poi impreparati di fronte all’emergenza. «Ciascuno adotta la strategia che ritiene migliore – ha dichiarato il sindaco. La mia idea è che trattandosi di una questione molto delicata, non ci si può permettere il lusso di non partecipare al Tavolo di Coordinamento regionale tra sindaci e prefetti, come è invece accaduto. Il fenomeno c’è, è inutile che io dica di non volere nessun migrante, perché arrivano comunque».
Eppure c’è anche un problema di distribuzione dell’accoglienza, che come fa presente Ciociano Bottaretto, «avviene a macchia di leopardo: ci sono comuni e regioni sovraccariche e altre zone che – senza un motivo preciso – ne sono esonerate. Anche qui a Belluno iniziano ad esserci avvisaglie di saturazione. Il territorio ha già dato molto in proporzione alla popolazione e oltre diventerebbe iniquo, a fronte di altri territori dove lo sforzo è nullo».

ZAIA ASSENTE INGIUSTIFICATO
Insomma, la situazione sarebbe gestibile se tutti facessero la propria parte, ma purtroppo spesso si mette di traverso l’opportunità politica. «La campagna elettorale non ha aiutato: si è detto tutto e il contrario di tutto, facendo molta disinformazione. Una strategia che sicuramente paga in termini elettorali, ma non dal punto di vista della gestione del territorio. Zaia ha sicuramente cavalcato la questione, facendo il paladino contrario agli sbarchi, ma in verità per diciotto mesi non è venuto al Tavolo di Coordinamento. Fino a ieri la Regione è stata la grande assente, quando invece potrebbe risolvere gran parte dei problemi. Forse adesso le cose cambieranno, ma in ogni caso dire “non li vogliamo” non è una proposta politica seria».

MALEDETTA MAFIA CAPITALE
La partita si gioca tutta sulla gestione dell’emergenza, una macchina amministrativa che muove milioni di euro all’anno e che per questo fa gola alla malavita, come tristemente noto dalle intercettazioni di Buzzi nell’inchiesta Mafia Capitale: “con gli immigrati si guadagna di più che col traffico di droga”. «Una vicenda drammatica dal punto di vista umano ed etico», che dal punto di vista del direttore di Società Nuova «ha danneggiato l’immagine dell’intero settore. Noi siamo una piccola realtà che da 35 anni si occupa di disabilità e da un anno abbiamo accettato di farci carico dei profughi per spirito di servizio. Non c’è dietro un business e vedersi accomunati a questi delinquenti dà molto fastidio.» Il rischio di infiltrazioni criminali ad ogni modo esiste ed è trasversale da nord a sud, anche se «è più probabile che la malavita si concentri sulle grandi città e le grandi cooperative, piuttosto che sulle piccole realtà come Belluno, dove c’è ben poco da speculare».

(originariamente pubblicato su Vvox)

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